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Figlio del Re Ferrante, Alfonso è colui che tutti aspettano, e che alla fine arriva, ma quando è già troppo tardi. Resta comunque un liberatore, un soldato più che un principe, che ama combattere con le armi e soprattutto adora festeggiare la vittoria a suon di buon vino.

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Akmed Pascià è il “piccolo” turco che nel 1480 conquista Otranto, anche se il suo poco intelligente dominio sarà di breve durata. Il suo alito di paura soffia ancora oggi per le strade della città, tanto che, in alcune notti silenziose, potrebbe sembrare di vederlo aggirarsi tra le mura, con il suo gonnellino rosso, il turbante bianco e la scimitarra impietosa.

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Nel 1480, Ferrante è il Re di Napoli, quindi anche sovrano di Otranto, ma un Re assente, interessato alle frivolezze, appassionato di caccia e allevamento. Un Re che si fa sentire solo per lettera, che non accorre in aiuto del proprio popolo e che preferisce godersi il lusso dei propri salotti dorati.

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Nachira è uno dei pescatori, tra gli Ottocento martiri decapitati sul colle della Minerva. E' stralunato, è sognatore, è umano e fragile. Per questo, non si potrebbe definire impavido o coraggioso, anzi: viene preso da un lungo delirio prima di affrontare la morte. Ma l'accetta con grande dignità.

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Don Felice Ayerbo, nel 1480, è il capo delle milizie spagnole a Otranto: è un uomo anziano, ma giovane dentro; è robusto, corpulento e un po' sognatore. Si innamora perdutamente di Idrusa, corteggiandola con gesti dolci e sempre delicati. Stringe una forte amicizia con il capitano Zurlo, con cui gioca a scacchi ogni sera, discutendo delle cose del mondo.

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